Tratto dal romanzo omonimo di Richard Matheson del 1954, riconosciuto come il vero iniziatore del genere moderno di fantascienza e horror, Io sono Leggenda, che arriva dopo altre due trasposizioni cinematografiche del romanzo, L’ultimo uomo della terra del 1964 e Occhi bianchi sul pianeta Terra del 1971, stupisce per la particolarità con cui tratta il genere horror, a cui indubbiamente appartiene l’idea di base.
Lawrence realizza una pellicola che salta dall’horror al thriller, passando per la fantascienza, giocando con momenti di elevatissima tensione che, misti alla crescente ansia, riescono a dar vita ad un vero e proprio mix d’emozioni, sia positive che negative.Will Smith è l’ultimo uomo rimasto sulla terra, e come tale il film ruota totalmente attorno a lui. Il suo personaggio, Robert Neville, vive in perfetta solitudine in una città , New York, trasformata magistralmente in una vera e propria ‘giungla urbana’, con leoni, gazzelle e campi di pannocchie nel bel mezzo di Fifht Avenue. Solo uno stupefacente cane, Sam, e Bob Marley, con la sua immortale musica, riusciranno a far compagnia a Robert, nel bel mezzo di una metropoli diventata un immenso incredibile parco giochi, dove potersi divertire però per forza di cose in solitudine.
Proprio la surreale New York, non solo rappresentata come deserta ma come disabitata, letteralmente abbandonata, con gli edifici ancora in quarantena, i negozi saccheggiati, le macchine lasciate ovunque in mezzo alle strade, interi quartieri, da Chinatown alle strade di TriBeCa, ridipinti sullo schermo come nature morte, lascia semplicemente basiti, così angosciante nella propria disumanità , tetra e spettrale, disabitata di giorno e abitata da voraci mostri assetati di sangue di notte, pronti a tutto pur di scovare l’ultimo pezzo di carne umana in tutta l’isola, ovvero Robert Neville.
Prima conseguenza, obiettivamente ovvia, di questa desolante solitudine si rintraccia nei dialoghi, ridotti all’osso, e nei momenti di silenzio totale, che vanno ben oltre la metà della pellicola, che se da una parte possono infastidire, o annoiare, dall’altra alimentano e danno ancor più consistente tensione a quei momenti in cui il nostro caro Robert proprio solo non è…
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